13 gocce di cera rossa di Arnaldo Pavesi

 

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Dopo la morte dell’anziano conte Bergamin, discendente di un’aristocratica famiglia veneziana, i quattro figli si trovano gravati da una pesante ipoteca sull’antico palazzo avito e sulle sue preziose collezioni d’arte. Ludovico Boringhieri, affermato antiquario milanese, viene incaricato di valutare e vendere i beni per tentare di evitarne la confisca. Grazie alla sua esperienza professionale e all’intuito investigativo, l’antiquario riuscirà a scoprire la causa del disastro economico, nonché di due omicidi, svelando una truffa da cui si dipana una fitta trama di connivenze e traffici internazionali.

13 gocce di cera rossa è un romanzo a metà strada tra un Mystery e un thriller. La storia, narrata in prima persona, ci mostra il caso con i pensieri e le emozioni del protagonista Ludovico.Lo stile di scrittura in sé è sufficientemente godibile. Non ho apprezzato tanto alcune espressioni che l’autore usa qui e lì, ma complessivamente lo stile è scorrevole e non appesantisce il lettore.

La storia è interessante e il mistero che avvolge questa casa e i relativi beni è intrigante. Questo è indubbiamente un elemento positivo che dà spessore al libro. Non mi convince del tutto però questo talento investigativo e non solo del protagonista, che a mio modo di vedere doveva essere giustificato meglio.Interessanti le denunce sociali e familiari legate a una famiglia su alcuni aspetti poco unita e pronta a pugnalarsi le spalle a vicenda. La passionale storia (d’amore?) del protagonista ha pregi e difetti. Forse il loro rapporto e i loro scambi di battute su alcuni punti potevano essere gestiti diversamente ma ho adorato il finale in dolce amaro. Complessivamente buona la caratterizzazione dei personaggi. Col protagonista riesci a identificarti (il che è sempre un bene), ma non mi ha appassionato fino in fondo. Ogni personaggio ha, più o meno, una propria introspezione, a volte descritta più approfonditamente, altre volte meno. Comunque, avere personaggi tutti diversi è un pregio.

Nel romanzo non mancano qui e lì descrizioni tecniche del mondo dell’arte e del lavoro di Ludovico, ma non sono mai eccessive o poco chiare. Dunque danno qualcosa in più al libro senza però renderlo poco comprensibile per chi non conosce nulla in materia.Un piccolo appunto personale: come dicevo, la scrittura è complessivamente fluida e la storia interessante, ma forse c’è qualche scena di troppo che poteva essere tagliata poiché nulla aggiunge alla storia. Forse con quelle venti/trenta pagine in meno il romanzo sarebbe stato ancora migliore. Il finale del libro è pienamente conclusivo e direi che ci sta abbastanza bene. Mi piacerebbe leggere nuovi libri su questo personaggio e chissà se l’autore ci ha già pensato. Il fatto che, comunque, io abbia il desiderio di leggere nuove storie con Ludovico vuol dire che il libro ti lascia qualcosa ed è sempre un elemento positivo. In sintesi, nonostante qualche passaggio di troppo che io avrei tagliato e qualche piccola forzatura di trama, il romanzo è promosso. Mi è piaciuto leggerlo e mi sento di consigliarlo a chi ama il genere.

Voto: 6,5/10

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