Ghostopolis di Doug TenNapel

 

 

Ritorno a parlarvi di fumetti con un interessante albo uscito per la casa editrice Renoir Comics che ringrazio per avermi inviato una copia!

Frank Gallows lavora per l’unità di immigrazione soprannaturale come acchiappa fantasmi che vagabondeggiano nel mondo umano. Un giorno però , per via della sua sbadatezza, cattura e manda all’aldilà anche un bambino. Inizierà così la missione per riportare il ragazzo nel mondo dei vivi.

La lettura di questo fumetto è stata insolita. Poiché nonostante fossi interessato alla trama esulava un po’ dai libri che leggo solitamente. L’avermi spronato ad addentrarmi in questo mondo mi ha davvero piacevolmente scosso e sorpreso. Un esempio di queste due caratteristiche appena elencate l’ho ritrovata nel finale quando mi sono ritrovato nelle lacrime (si probabilmente piango facilmente) nonostante il finale non risulta scontato, ma intuibile. È stato anche una sorpresa per quando riguarda i disegni. Infatti inizialmente non mi convincevano al cento per cento, invece poi avanzando con la lettura ho cominciato ad apprezzarli maggiormente e devo ammettere che li ho trovati indicati per la storia narrata all’interno de volume. Il tratto del autore,però, è un tratto che si apprezza oppure si finisce per non godere a pieno di questa fantastica opera. Il tema principale di quest’opera come ben si può capire è la morte. Essa però viene trattata, a mio parere, in modo davvero eccezionale poiché non risulta eccessivamente pesante, anzi viene trattato in maniera abbastanza scherzosa che rende la lettura senza quell’angoscia che invece ci sarebbe stata se fosse stato più serioso. Questo grazie ai personaggi presenti in questo volume. Primo fra tutti è il personaggio di Frank Gallows che con il suo modo di fare rende la storia meno pesante e ti lascia persino un sorriso sulla bocca.

Come sapete per molti libri mi piace fare una breve riflessione sul messaggio che essi possono trasmetterci. E anche in questo albo ho trovato uno spunto di riflessione. La cosa che mi ha fatto pensare e il fatto se bisogna arrendersi alla morte e al destino quando si sa di avere una malattia incurabile (che in questo caso ha il bambino protagonista) oppure bisogna farsi coraggio e andare avanti comunque senza arrendersi? Personalmente credo che mi arrenderei, un po’ perché sono realista e non credo in possibili “miracoli”, ma anche perché credo molto nel destino e quindi penso che se la mia “via” in quel momento alla morte significa che il destino per me scelto o che comunque mi sono creato era quello e quindi c’è poco da cambiare.

Alla prossima!

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