Il regno dei malvagi di Kerri Maniscalco

 

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Mi dispiace dirlo, ma sono sincerante delusa da questo libro della Maniscalco. Premetto che non avevo ancora letto nulla di suo (si lo so forse ero l’unica) e quindi non sapevo cosa aspettarmi. Forse avevo aspettative alte, non lo so, fatto sta che ci sono rimasta male.

La trama mi aveva conquistato: Emilia e Vittoria sono due gemelle che vivono a Palermo e lavorano nel ristorante di famiglia con i genitori e la nonna. Sono streghe, e insieme al resto della comunità magica, tengono nascosta la loro identità. Una sera Vittoria non rientra a casa, e Emilia va a cercarla scoprendo così che è stata assassinata: è la terza strega che viene uccisa, ed Emilia, distrutta dal dolore inizia ad indagare. Si allea così con il Principe dei Malvagi, Ira. Scoprendo la verità sulla sua famiglia, sulla Profezia e che niente è come sembra.

Partiamo dall’ambientazione: Palermo di fine 1800. Ma l’ho dedotto io. Non c’è nessuna data, nessuna presentazione, solo una frase verso metà libro in cui si dice “in tutto il Regno d’Italia” per cui ho fatto due calcoli e ho deciso io la data. Lo si deduce un po’ anche dai vestiti indossati: abiti lunghi e corpetti per le donne, giacca per gli uomini. Per il resto non c’è descrizione di nulla. Né della casa, né del paese, né del resto che viene nominato. Oltre a questo, non ci viene presentato il mondo in cui entriamo. Non si sa quasi nulla delle streghe, di come sono nate, come mai si trovano a Palermo, della magia.

Tutto è lasciato quasi all’immaginazione. Per non parlare del fatto che all’inizio si parla solo di ricette e del ristorante di famiglia. E che ricette, una è della sangria. Ora, verso la fine del 1800 in Italia, a Palermo, c’era la sangria??? Io credo proprio di no, devo controllare, ma non mi sembra. Vero che non chiama la bevanda sangria, ma vino aromatizzato con pezzi di frutta e erbe, ma che cosa sarà mai???? Magari mi sbaglio io eh.

Insomma cara Maniscalco avrei preferito una piccola introduzione, una ricerca, anche storica, e delle descrizione dei luoghi, per argomentare un po’, anche perché vi assicuro che può benissimo essere ambientato ai giorni nostri. Soprattutto poi per come si comportano i personaggi.
Mi aspettavo qualche scena cupa, visto l’argomento, più tensione tra i protagonisti, più trama, dialoghi un po’ più articolati, più sentimenti, insomma più tutto. Invece trama lineare quasi inesistente. Colpi di scena, quasi nulla. Tutto prevedibile. Scorre tutto troppo semplicemente. Personaggi piatti, che non sanno neanche loro dove si trovano e cosa stanno facendo. Si salva solo Ira che ha un minimo di carattere e profondità.


Sapevo che stavo per leggere un libro senza pensieri, leggero, di intrattenimento, ma speravo con una storia e personaggi intriganti. Invece nulla di tutto questo.
Sono un po’ arrabbiata. Questo libro aveva un ottimo potenziale che è stato sprecato. E’ vero che io sono avida di descrizioni, ambientazioni e sentimenti. Per me ci deve essere il cuore.

Mi deve fare emozionare e ci deve essere una trama anche intrigante. Se fosse stato così avrei, forse, perdonato qualche mancanza. Ma qui non c’è nulla. Davvero. Capisco che la storia possa piacere, ma deve avere una base, una struttura e dei personaggi credibili che qui non ci sono.
Verso la fine però ammetto che la storia si riprende e lascia un po’ di curiosità per il prossimo volume, che però non so se leggerò. Sono troppo amareggiata. Due stelle e mezzo. Non di più.

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