Il salotto del té: Francesco Codenotti

 

Benvenuti a tutti in una nuova puntata de “Il salotto del té” la rubrica nella quale intervistiamo gli autori facendoci una chiacchierata per parlare dei loro manoscritti. Oggi ho il piacere di portarvi l’intervista con l’autore Francesco Codenotti autore de “Le sette vie del drago”. Iniziamo subito!

Benvenuto su Rubbs Books! Innanzitutto presentati ai lettori di questo sito?

Ciao, piacere mio! Mi presento: sono Francesco Codenotti, un autore di 33 anni. Vivo tra gli splendidi monti delle valli bresciane, luogo da cui spesso traggo origine per le mie avventure su carta, sono diplomato al liceo linguistico, laureato in scienze motorie, e molto coerentemente lavoro in un’azienda automotive. Amo viaggiare, esplorare, il profumo dei libri e la forma dei sogni.
Le sette vie del drago è il mio romanzo d’esordio, edito da BookRoad.

Come descriveresti il tuo libro d’esordio?

Le sette vie del drago è un “fantasy ma non troppo”, che parte dalla realtà da noi tutti conosciuta per stravolgerla in piccoli ma decisivi dettagli. In termini tecnici, potremmo definirlo un romanzo “ucronico”. E’ una storia che osa, in cui il lettore diviene parte integrante della trama.

Il tuo libro d’esordio è un libro di genere fantasy, pur essendo composto dalla fantasia ha una componente reale? Nel senso ti sei ispirato in qualche modo anche alla realtà e alle varie leggende che popolano il nostro mondo o è tutto frutto della tua immaginazione?

Come detto, molto di ciò che leggiamo nel romanzo parte dalla realtà, dai miei viaggi o dai miei sogni. Nello scriverlo, avevo bisogno di “uscire da quel cancello” per tornare a esplorare i luoghi a me tanto cari. Facciamo così la conoscenza di un Giappone “feudale ma non troppo”, della Vestfalia – una sorta di Germania alternativa -, della Lapponia, in cui preferisco sia il lettore a comprendere cosa è cambiato rispetto alla nostra realtà, di una Londra neo-vittoriana e del Sudafrica, luogo in cui si trovano le leggendarie Montagne del Drago.

Nella società attuale bisogna essere realisti e lasciare da parte la fantasia. Come si fa secondo te a non perdere il nostro lato fantasioso e a coltivarlo ogni giorno sempre di più?

Il fantastico è tutto attorno a noi, basta saperlo vedere. Il concetto di “letteratura di evasione” è uno dei più vecchi pregiudizi che affligge il fantasy e il fantastico in generale. Gli scrittori “non realistici” venivano tacciati di eterna fanciullezza e di distacco dai problemi odierni. Ed in parte è vero. Ma è proprio attraverso gli occhi dei bambini che noi possiamo vedere un mondo nuovo. Il fantasy, così, diviene il mezzo per parlare dei più svariati problemi, anche molto “reali”, per raccontarli con leggerezza e farli comprendere a tutti.

Cosa ti ha spinto a scrivere un romanzo?

Leggo e scrivo i miei “pensieri” da sempre. Durante i miei 67 giorni di positività al covid, quella storia che ormai da tempo avevo dentro, ha avuto la necessità fisica di essere scritta. Si è imposta con forza ed è divenuta realtà.
A questo si è aggiunta la curiosità e la voglia di andare a scoprire cosa ci fosse “al di là” di quella porta che separava il lettore dallo scrittore. E’ forse per questo motivo che lo Scrittore stesso è un personaggio del romanzo.

Che cos’è per te la scrittura?

La scrittura per me è necessità, è mettermi in gioco costantemente, è il modo migliore che io conosca per parlare di me stesso e conoscere gli altri. Mi diverto a scrivere, mi diverto a giocare col lettore e a viaggiare con lui.

Quali sono le tue fonti d’ispirazione letterarie e non?

Al di là dei miei viaggi, le mie fonti di ispirazione letterarie sono molteplici e spesso dettate dalla necessità del momento. Amo da sempre, com’è ovvio, i libri di Tolkien (e ho letto di lui tutto ciò che sono riuscito a reperire, anche ciò che non è edito in Italia), ma nello scrivere ho sentito la necessità di staccarmi da “quel” mondo, andando incontro al nostro. Detto questo, la fonte di ispirazione più essere qualunque cosa, dalla più grande alla più all’apparenza insignificante: un’azione quotidiana, un gesto inusuale, una camminata in montagna.

Quali sono i tuoi progetti letterari per il futuro? Il tuo primo romanzo avrà dei seguiti?

Il seguito de “Le sette vie del drago”, di cui per ora non posso rivelare il titolo, è già concluso. Mentre scrivo queste parole, è in fase finale di controllo finale e pronto per l’invio definitivo all’editore.
il 2021 però sarò un anno molto ricco. Oltre a un corso di scrittura creativa che sto portando a termine – esperienza che consiglio a tutti -, a breve alcuni miei racconti verranno pubblicati varie antologie. Questi lavori spaziano dal fantastico, al thriller, fino ad arrivare a un racconto gialli scritto a quattro mani con la mia compagna e autrice Sara Cremini.

Se in poche righe dovessi convincere i lettori di questo sito come faresti a convincerlo?

Le sette vie del drago è un fantasy atipico, che si pone come obbiettivo quello di incuriosire il lettore e guidarlo attraverso un nuovo modo di vedere il mondo. Quest’anno abbiamo tutti sofferto, e abbiamo perso la voglia di esplorare, viaggiare, scoprire il diverso. Spero che questo romanzo, nel suo piccolo, possa tornare a far sognare e a credere nel futuro.

A chi consigli la lettura del tuo libro?

Il libro si offre a varie chiavi e livelli di lettura. I più piccoli ci troveranno un’avventura divertente, popolata da giovani custodi e favolistiche creature. I più adulti e i lettori più attenti, invece, si scontreranno con una lettura che li metterà alla prova, fatti di indizi disseminati qui e là come piccoli pezzi di un puzzle che andrà piano piano ricostruito. Anche il linguaggio, ricercato ma non aulico, si presta a questo scopo.

Ringrazio enormemente l’autore per quest’intervista! Nella speranza che vi sia piaciuta vi mando un caro saluto e stay tuned perché questa non è l’ultima intervista che vederete durante tutta l’estate!

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