Il salotto del tè: Giovanni Sicurello

 

Ritorna con mio grande piacere la rubrica che amo scrivere,ovvero il salotto del tè! L’ospite di oggi è il giovanissimo autore Giovanni Sicurello.

Benvenuto su questo blog, innanzitutto presentati ai lettori di Rubbs Books!

Ciao a tutti! Sono Giovanni Sicurello, ho venticinque anni e sono siciliano, anche se da sei vivo a Roma. Be’… generalità a parte, sono l’autore di “La perfetta coincidenza degli opposti”, primo libro della saga “I Curtigliara”.

Nel suo libro “La perfetta coincidenza degli opposti” rappresenta il confronto fra il nord e il sud d’Italia. Da ambo le parti vi sono dei pregiudizi sull’altro come mai ha deciso di rappresentare questo problema che è quotidiano in Italia?

In parte, proprio perché è un problema che rimane attuale, pur essendo una vecchia piaga che dovremmo aver superato. Inoltre, credo di aver visto fin troppe volte attorno a me le conseguenze del pregiudizio; da questo nasce la voglia di denunciarlo… a modo mio.

Sempre riferendomi alla scelta di sdoganare i pregiudizi come è riuscito a non cadere nel banale oppure in qualche modo a ricadere negli stessi pregiudizi che cerca di sdoganare?

È una storia complessa, che non si limita a parlare di pregiudizi. Racconta la vita di ragazzi che cercano di rimanere a galla in un mare instabile, personaggi che non sono più adolescenti, ma neanche ancora adulti, e che raccontano errori, sogni, paure e amori senza filtri politicamente corretti. Non vogliono ergersi a eroi, ma essere semplicemente compresi e amati per quello che sono da una società etichettatrice. Ho cercato di capire ogni personaggio, domandandomi sempre quale fosse il motore delle sue azioni, fossero esse giuste o sbagliate. Non le giudicavo mai. Non so se sono caduto nel banale (bisognerebbe chiederlo ai lettori) ma sono certo di aver dato tutto me stesso per descrivere persone vere, tridimensionali, e per denunciare situazioni molto spesso reali, anche se altrettanto spesso nascoste.

È una domanda che esula un po’ dalla promozione dei suoi libri, ma leggendo in internet del suo libro ho potuto notare come il suo libro “La perfetta coincidenza degli opposti” parla di andare oltre alle apparenze, di non avere odio verso se stessi e gli altri, Nell’ odierno, soprattutto in Italia, c’è paura del diverso, non si va oltre alle apparenze secondo lei. Perché,secondo lei, c’è tutta questa paura?

La paura nasce spesso dall’ignoranza. Questo ce lo insegna la storia. Quello che non conosciamo ci fa paura e la prima reazione alla paura è il rigetto. Per questo stiamo vivendo un periodo di profondo razzismo, di pericoloso razzismo. C’è chi alimenta l’odio attraverso i media e chi si lascia abbindolare da notizie che vogliono solo distrarci. Di fatto, in questo famoso secolo che guarda al futuro, adesso che tutto sembra possibile, non capisco come ci si possa ancora sentire minacciati dalle differenze (di colore, di cultura, di religione, di gusti…) che, se visti da un altro punto di vista, potrebbero solo arricchirci.

Il suo libro però vuole evocare un mondo legato alla tradizione, che si potrà vedere anche nei seguiti della saga de “I Curtigliara”. Che cosa è per lei la tradizione e come riesce a coniugarla insieme all’innovazione e all’abbattimento dei pregiudizi che molte volte sono legate alla tradizione?

La tradizione è il ricordo, la storia, quello che eravamo, che non per forza deve rispecchiare quello che siamo. Ricordiamo anche i peggiori drammi affinché non vengano ripetuti. La memoria è importante, ma non bisogna farsi tagliare le gambe da ciò che è comodo e conosciuto. Se le cose sono sempre andate in un determinato modo, non vuol dire che esso sia quello giusto… o semplicemente non è più adatto alla società di oggi, completamente diversa da quella di cinquant’anni fa.

Oltre a “La perfetta coincidenza degli opposti” ha scritto un altro romanzo dal nome “Omnia Vincit Amor” edito Albatros le ambientazioni principali di quest’ultimo sono una Venezia e una Francia di metà del settecento, come mai ha deciso di ambientare questo suo libro in questi luoghi e in quest’epoca?

Il settecento mi ha sempre affascinato per le sue ambientazioni, per i costumi e, in generale, per l’atmosfera classica che, da lettore, riesce a catturarmi più facilmente. Lo stesso vale per i luoghi che ho scelto, che all’epoca vantavano una bellezza e una teatralità cortese che hanno fatto volare la mia fantasia già da subito. Non a caso, le prime parole che ho scritto sono state proprio il luogo e la data. Nonostante ciò, devo ammettere che gli stessi sono stati gli elementi che hanno reso il lavoro più difficile (e più divertente), perché ho dovuto studiare veramente tanto. Ricordo di aver impiegato un mese per riuscire a leggere un documento di nozze originale, scritto in veneziano antico. È stato difficile, ma mi ha permesso di conoscere le usanze matrimoniali della Venezia del diciottesimo secolo, tempi e luoghi che non mi appartenevano.

Cosa sono per lei i suoi libri e cosa vuole dare con essi ai suoi lettori?

Chi mi conosce sa che faccio fatica ad abituarmi al libro pubblicato. Lo vedo come un estraneo e impiego parecchio tempo prima di riuscire a sfogliarlo con tranquillità. Prima di pubblicare, lavoro tanto su ogni singolo libro, quindi finisco con l’abituarmi alla versione digitale, all’impaginazione momentanea, al file modificabile. È quello il mio libro; mi fa compagnia e cambia insieme a me. Quando un libro è pubblicato, una parte del mio lavoro è finita… Forse è un po’ come vedere i propri figli che vanno via di casa.
Nei miei libri è racchiusa una parte di me, per questo mi piace dare tutto me stesso quando scrivo. Quello che do ai miei lettori non è altro che uno spaccato di vita, un modo altro di pensare… la possibilità di mettersi nei panni di uno sconosciuto e vivere avventure che probabilmente non vivrebbero mai nella vita vera.

Perché scrive e perché ha scritto questi due libri?

Scrivere è indispensabile. Non saprei dire com’è successo, ma adesso non riuscirei a fare a meno della scrittura. Ne ho bisogno. Quando non lo faccio mi sento nervoso, la mia giornata non è completa e mi sento come se stessi per esplodere. Non deve essere bello starmi attorno in quei momenti.
Mi piace raccontare, inventare storie e darle al mondo. Una volta ho letto che ognuno di noi ha uno scopo nella vita, ma che la maggior parte di noi non scoprirà mai qual è. Io credo di averlo fatto.

 A chi consiglia la lettura dei suoi libri?

Lo consiglio a chi ha voglia di mettersi in gioco, a chi vuole aprire i propri orizzonti e scoprire la soglia dei propri pregiudizi… e magari superarla. Inoltre lo consiglio a chi ha voglia di leggere una storia estiva, ricca di ambizioni, paure, segreti, attrazioni, giochi alcolici, delusioni, sfide, feste… e ovviamente l’amore.

Se in qualche riga dovesse convincere un lettore a comprare i suoi libri come lo convincerebbe?

Sono un pessimo venditore di me stesso. Non sono bravo a convincere, anzi non mi è mai piaciuto convincere, in generale. Lo so che oggi c’è gente pagata per influenzare le scelte degli altri, ma io posso solo fare il mio lavoro nel miglior modo possibile, dire agli altri che l’ho fatto… e sperare che piaccia. Una cosa che amo è leggere i commenti dei lettori, confrontarmi con loro e discutere attivamente sulle storie che racconto, quindi sui significati nascosti. Un paio di mesi fa mi è stato chiesto di incontrare dei ragazzi di liceo. Abbiamo parlato per ore ed è stato veramente illuminante. Mi hanno riempito di energia positiva e sono uscito da lì carico, con tanta voglia di scrivere. Questo è quello che amo dei miei lettori: riescono sempre ad emozionarmi e a farmi capire che ne vale la pena… siamo come una famiglia allargata.

Spero che quest’ intervista vi sia piaciuta e ringrazio ancora immensamente l’autore!

Alla prossima!

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