La corte di nebbia e furia di Sarah J. Maas

 

Benvenuti in una mia nuova recensione!

“Una piccola parte di me bisbigliava che potevo sopravvivere ad Amarantha; potevo sopravvivere alla transizione in quel nuovo corpo estraneo… Ma non ero sicura di poter sopravvivere a quella cavità vuota e fredda nel mio petto. Persino durante i periodi più bui, quella parte di me era stata piena di colore, di luce. Forse diventare una Fae l’aveva distrutta. Forse Amarantha l’aveva distrutta. O forse l’avevo distrutta io, quando avevo ficcato i pugnali nei cuori di due innocenti e il loro sangue mi aveva scaldato le mani.”
Dopo essersi sottratta al giogo di Amarantha e averla sconfitta, Feyre può finalmente ritornare alla Corte di Primavera. Per riuscirci, però, ha dovuto pagare un prezzo altissimo. Il dolore, il senso di colpa e la rabbia per le azioni terribili che è stata costretta a commettere per liberare se stessa e Tamlin, e salvare il suo popolo, infatti, la stanno mangiando viva, pezzetto dopo pezzetto. E forse nemmeno l’eternità appena conquistata sarà lunga a sufficienza per ricomporla. Qualcosa in lei si è incrinato in modo irreversibile, tanto che ormai non si riconosce più. Non si sente più la stessa Feyre che, un anno prima, aveva fatto il suo ingresso nella Corte di Primavera. E forse non è nemmeno più la stessa Feyre di cui si è innamorato Tamlin. Tanto che l’arrivo improvviso e molto teatrale di Rhysand alla corte per reclamare la soddisfazione del loro patto – secondo il quale Feyre dovrà passare con lui una settimana al mese nella misteriosa Corte della Notte, luogo di montagne e oscurità, stelle e morte – è per lei quasi un sollievo. Ma mentre Feyre cerca di barcamenarsi nel fitto intrico di strategie politiche, potere e passioni contrastanti, un male ancora più pericoloso di quello appena sconfitto incombe su Prythian. E forse la chiave per fermarlo potrebbe essere proprio lei, a patto che riesca a sfruttare a pieno i poteri che ha ricevuto in dono quando è stata trasformata in una creatura immortale, a guarire la sua anima ferita e a decidere così che direzione dare al proprio futuro e a quello di un mondo spaccato in due.

Dimenticatevi tutto quello che avete letto nel primo libro, il vento sta cambiando e non so se per il meglio o peggio… dipende dai punti di vista. A pochi mesi dalla distruzione del regno del terrore di Amarantha bisogna fare i conti con i gli incubi e le ferite che questi mesi se non decenni hanno lasciato in ognuno di loro. Quale modo migliore per superare un trauma se non con un bel matrimonio, soprattutto se sei colei che ha salvato tutti a costo della vita. Peccato che le cose non siano più come prima, laddove c’era amore ora è rimasto solo un vago ricordo e quella felicità di prima è svanita.

Feyre tormentata da cosa le è stato fatto e Tamlin troppo impegnato a proteggerla dal mondo esterno da non accorgersi che la sta sopprimendo lentamente; sono entrambi a pezzi e rimangono rotti da soli invece che aiutarsi a ricomporsi a vicenda. Come se questo non fosse già abbastanza aggiungete una Ianhe che si improvvisa wedding planner che non vi ascolta nemmeno a pagarla e un Rhys con un tempismo perfetto si preannuncia un bel libro ricco di drammi. Rhys il cattivone del primo libro, il più crudele dei Signori supremi mai esistiti ha un cuore oltre che un lato tenero, chi lo avrebbe mai detto?! Io no di certo. E se fosse proprio questo suo lato nascosto a far ricominciare a vivere una ragazza spezzata liberandola dalla sua torre e facendole conoscere il suo mondo cosa succederebbe…

Beh che dire follettini e follettine, la carissima Sarah J Maas ha deciso di distruggermi due fantastici personaggi in un solo libro per farne risaltare altri che devo dire li adoro.
Mi dispiace per Tamlin e Lucien che non si meritavano nulla di tutto questo, semplicemente sono stati descritti in modo da farli sembrare i ‘cattivi’ quando in realtà non hanno ucciso il cane a nessuno. Okay forse hanno la colpa per essersi schierati con il nemico, ma non potete biasimarli, poveri lo hanno fatto per amore. Indovinate di chi è la colpa di questa improvvisa perdita della ragione, avete indovinato è la nostra cara ed amatissima (come no) Feyre che ha deciso di lasciare Tamlin con un cavolo di bigliettino dopo settimane che se la spassava nella Corte della Notte con i suoi nuovi amici; per fortuna non hanno i cellulari altrimenti Tamlin si sarebbe ritrovato unfollowato e bloccato dalla nostra protagonista senza poterla contattare in nessun modo. Povero Tamlin non si merita tutto questo menefreghismo da parte di Feyre che gli ha lasciato pure una depressione assurda.


Se nel primo libro non la tolleravo in certi punti ora proprio non la sopporto minimamente, non la odio per essersi ripresa dal Regno del terrore di Amarantha anzi sono contenta per quello ma la odio per non aver cercato un confronto con Tamlin prima di essere salvata da Rhys e portata dall’altra parte dell’isola e solo dopo settimane si è degnata di scaricarlo con un biglietto. Sarò una delle poche fan della saga che difende Tamlin perché secondo me non se lo merita un finale da cattivo: Amarantha lo ha costretto a vedere la sua amata rischiare la vita in prove tremende pur di salvarlo pagando un caro prezzo ci credo che ora la tratti come una bambolina di porcellana che potrebbe rompersi da un momento all’altro. È traumatizzato e cerca di proteggerla in modo forse troppo eccessivo e malato solo perché non sa come lei si sente in questa prigione di marmo che gli ha costruito attorno in quanto manca il dialogo tra i due e in quei rari momenti di intimità si preferisce fare attività fisica. Tranquilli a salvare la punzella in pericolo arriva colui che si credeva essere un cattivone senza cuore che ha sacrificato se stesso per la sua famiglia e la sua corte: Rhysand; che pur cercando di star lontano da Feyre decide lo stesso di interrompere il suo matrimonio con Tamlin e portarsela con lui nella Corte della notte giusto il tempo di una vacanza che pian piano si trasformerà in un soggiorno permanente.
Un punto a favore dell’autrice è creare delle fantastiche festività che ti fanno venir voglia di entrare nel libro e partecipare non solo come lettore ma come personaggio reale, se potesse essere vera come festa penso che il Cadistella possa diventare la mia festività preferita e battere il Natale a mani basse.


Un’altra parte del libro che ho particolarmente adorato solo i capitoli 48 e 55, giuro che ero ignara di cosa succedesse in questi capitoli fino a quando non mi hanno incuriosito delle amiche tanto da farmi finire il libro in poco tempo; avviso per delle persone che si scandalizzano per poco: non leggetele se non siete sicuri di ciò che la vostra mente può elaborare il tutto. Con questo piccolo avviso vi lascio alla vostra immaginazione di cosa possa accadere in quei capitoli e nei libri successivi

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