Rubbs Talk #1: Sebastiano di Paola, resatauratore RAI

 

Una nuova rubrica è arrivata sul blog! Stiamo parlando de “Rubbs Talk”! Nella prima “puntata” di questa rubrica avrete il piacere di addentrarvi negli archivi della RAI. Infatti oggi intervisteremo Sebastiano di Paola che si occupa di restaurare opere televisive del passato. Nello specifico in questo articolo affronteremo il suo ultimo lavoro, ovvero il restauro dell’anime “Il fiuto di Sherlock Holmes” per la piattaforma streaming RaiPlay.

Come funziona il restauro di una pellicola come quella de “Il fiuto di Sherlock Holmes”?

In ogni lavoro di restauro è sempre importante partire dal supporto master.
In questo caso, trattandosi di una pellicola 16mm, l’optimum sarebbe stato acquisire digitalmente il negativo.Tuttavia, dal momento che tale supporto richiederebbe una fase di stampa per avere una copia atta alla messa in onda, la Rai mantiene in Teca solo i positivi, mentre conservazione dei negativi viene affidata all’esterno.La fase preliminare è stata dunque di riversare il positivo 16mm in digitale, codificato in Avc 100Mb, in due step successivi per acquisire la traccia audio italiana e quella inglese.In seguito i file generati vengono importati in Avid ed elaborati.Anzitutto vengono sincronizzate le colonne sonore ita/eng, si normalizza l’audio per i livelli di messa in onda e si eliminano eventuali difetti come rumore audio, rumble, scrosci ecc.


Poi si passa alla ripulitura e aggiustamento dei fotogrammi sporchi o macchiati, sia da negativo originale sia da supporto attuale, e alla riparazione di eventuali danni della pellicola (graffi, rigature) e delle giunte visibili.Successivamente si effettua la correzione colore per eliminare possibili difetti di stampa e da deterioramento del supporto, e per rendere coerente la colorimetria complessiva.Da ultimo si opera la riduzione del rumore video tramite software dedicati.Il risultato finale è un file idoneo alla messa in onda, in formato .mxf 1080 50i, che mantiene l’aspect ratio originale (in questo caso 4:3).

Quanto tempo ci vuole per restaurare un’opera televisiva?

Per ottenere un prodotto esteticamente valido, a seconda delle condizioni del supporto utilizzato, occorrono mediamente 5/7 turni lavorativi per ogni puntata della durata approssimativa di 20 minuti.Tuttavia, questi turni non possono essere programmati consecutivamente per non ostacolare il lavoro su opere destinate a una più ravvicinata messa in onda. Per cui i tempi per completare l’intera serie si dilatano non poco.Per quel che riguarda gli altri principali supporti originali, cioè da 1 pollice, 2 pollici e D2, vi sono alcune tecniche specifiche per eliminare i difetti peculiari.

Perché avete deciso di restaurare un opera come “Il fiuto di Sherlock Holmes”?

Il restauro delle serie storiche della Rai è un lavoro che ho intrapreso da diversi anni, allorché ho cominciato a curare la programmazione notturna della fiction su Rai1.
Mi ero accorto che la qualità dei riversamenti disponibili in Teca spesso non era al livello dell’eccellenza qualitativa che contraddistingue il prodotto Rai, né peraltro erano disponibili i riversamenti in Hd di moltissime opere in pellicola (diverso è il discorso per le opere registrate in magnetico da origine, che hanno risoluzione nativa 720×480, e delle quali non effettuo l’upscaling).


Pertanto, con l’ausilio indispensabile dei tecnici Rai, mi sono dedicato al recupero e al restauro del materiale che avevo scelto per la programmazione.La serie di Miyazaki è solo l’ultima tra le opere di grandi registi di cui ho diretto il restauro, tra le quali mi piace ricordare “Il mistero di Oberwald” di Michelangelo Antonioni, del 1980 con Monica Vitti, (primo film nella storia a essere registrato direttamente su supporto magnetico (bobina da 2 pollici): il coevo “One from the heart” di F. F. Coppola, infatti, venne ripreso in pellicola che veniva automaticamente riversata, tramite un sensore, su supporto magnetico. Questo fondamentale particolare mi è stato rivelato dal maestro Luciano Tovoli che mi ha fatto l’onore di supervisionare l’intero restauro.


“Giulia e Giulia”, il primo film al mondo realizzati in Alta Definizione, nel 1987, per la regia di Peter Del Monte, con Kathleen Turner, Sting e David Byrne, è un’altra opera che mi desidero segnalare, iscrivendosi nel recupero integrale e nell’acquisizione in Teca dell’intera library delle opere pionieristicamente realizzate dalla Rai in Alta Definizione a partire dal 1983 sino al 1995, inizialmente con il sistema analogico giapponese sviluppato dalla Sony e, proprio dal 1987, con quello analogico prima, e quello digitale poi, sviluppati in Europa secondo un diverso e più avanzato standard da un consorzio di aziende promosso dalla Comunità Europea.

La serie “Il fiuto di Sherlock Holmes” in passato è stata un po’ bistrattata a livello di trasmissione dalla Rai, ma grazie a RaiPlay ottiene una nuova “vita”. Perché secondo lei è un prodotto da rilanciare sulla piattaforma digitale?

Anzitutto perché adesso è disponibile in Hd.
Secondo poi perché il coproduttore giapponese, la Tokio Movie Shinsha, con estrema correttezza, ha concesso che i diritti web, all’epoca del contratto (1981) neanche ipotizzabili, fossero ricompresi nei medesimi diritti broadcast facenti capo alla Rai.
In terzo luogo, ma è forse questo l’aspetto principale, attraverso la piattaforma RaiPlay la fruibilità dell’opera viene estesa a una platea più ampia di quella raggiungibile con il palinsesto classico.

Oltretutto, dopo l’anteprima dei primi due episodi restaurati nell’ambito della rassegna “Alice nella città” della Festa del Cinema di Roma, vista la complessità e la durata della lavorazione, si è ritenuto opportuno rendere immediatamente disponibile un primo blocco di puntate, cosa che, invece, sarebbe stata difficilmente inquadrabile in un palinsesto orizzontale.

Cosa significa per lei questo restauro?

Come per altre opere di grandi Maestri è una sfida e una responsabilità nel ricostruire, interpretare fedelmente e restituire nella sua integrità lo spirito e l’intento dell’Autore, nonché un’opportunità unica di crescita professionale.

Quale opera del passato di qualsiasi tipo le piacerebbe digitalizzare e restaurare?

I miei prossimi impegni, oltre a proseguire con “Il fiuto di Sherlock Holmes”, si concentreranno sulla messa a punto di “Il giornalino di Gian Burrasca”, per poterlo programmare, quale omaggio a Lina Wertmuller che lo diresse nel 1964, in occasione della prossima cerimonia degli Oscar in cui verrà mostrata al pubblico la consegna dell’Oscar alla carriera alla regista.In seguito mi dedicherò al restauro di “Diario di un maestro”, importante miniserie di Vittorio De Seta del 1973, con Bruno Cirino, di cui diresse la fotografia Luciano Tovoli, dei cui preziosi insegnamenti spero di potermi valere anche in quest’occasione. Infine, per ora, lavoreremo su “Orzowei”, una serie televisiva di grande successo del 1977, tratta da un famoso romanzo del maestro Manzi.

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