Tokyo Neural Groove di Burt O.Z. Wilson

 

Benvenuti in una nuova recensione!

In questo breve racconto che fa da prequel al libro dello stesso autore “Meta Zero”, veniamo catapultati in un Giappone futuristico nel quale l’etica si scontra con la scienza dopo che un uomo vuole trasferire la memoria e l’anima di sua figlia affetta da una grave malattia mortale in un corpo creato e plasmato da lui stesso.

Parlavi di un racconto breve come questo è abbastanza difficile perché essendo corto non si può ne dire molto ne scrivere un trattato per parlare di come sia bello o meno. Però con questa recensione voglio parlarvi di questo racconto fantascientifico che ho trovato davvero interessante.

Piccola premessa non leggo molta fantascienza e quindi sono totalmente fuori dalla mia comfort zone. Però devo ammettere che questo prequel sia davvero una lettura interessante e abbastanza coinvolgente. La prima cosa però che si nota leggendo questa breve storia è la bravura di scrivere dell’autore. Infatti l’autore riesce a destreggiarsi bene nella scrittura e risulta quasi un racconto che potrebbe esser scritto da un autore affermato e famoso nel panorama italiano. Con questo racconto l’autore riesce a rendere il lettore (compreso me) su quello che poi è il romanzo effettivo di questa serie, lo fa grazie a un finale che colpisce e che ti fa venir voglia di leggere di più su questa storia. 

Questo breve libro volendo avrebbe tutte le carte in mano per essere un romanzo ben sviluppato e più allungato  rispetto a come effettivamente è. L’autore avrebbe potuto svilupparlo maggiormente e a parer mio ne sarebbe uscito un ottimo romanzo fantascientifico. Le cose che ho apprezzato meno sono fondamentalmente due. Una è un fattore puramente personale, il secondo invece è una cosa che ho gradito meno. Incomincio a parlarvi di quest’ultima. Devo ammettere che non mi sono piaciute particolarmente le illustrazioni al loro interno. Con ciò non dico che siano orribili, ma semplicemente che a mio gusto personale non sono eccezionali e potevano esser fatte meglio, soprattutto per quanto riguarda il tratto. 

Il primo fattore, di cui vi parlavo qualche riga sopra, invece si basa sul fatto che ho empatizzato poco con la storia e i personaggi e questo mi ha permesso di entrare meno nella storia e quindi di vivere delle emozioni causate dalla lettura di questo breve libro. In conclusione vi consiglio questo titolo perché è una lettura davvero piacevole e interessante. Vi troverete davanti a un libro che vi farà riflettere anche sulla vostra etica. Infatti vi domanderete se sia meglio morire oppure morire per poi essere impiantati un altro corpo, ma con la stessa anima. Personalmente penso che una volta morti dovremmo “rimanere” morti e non trasferiti in un altro corpo. Anche perché, secondo me, si perderebbe il senso della vita e quindi vivremmo senza provare emozioni e senza  pienezza la pienezza che la vita ci può concedere. Diventeremmo degli automi tutti uguali.

Alla prossima!

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