Il fabbricante di colori di Daniela Ballardini

 

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Il pianeta Gaia è travolto dal caos e dalla paura. I saggi Mastri Cromai incaricano un gruppo di ragazzi dei Reami d’Oriente di viaggiare nelle varie regioni del pianeta per riportare ordine e armonia e ristabilire l’equilibrio. Per farlo dovranno usare i Colori Vivi, ottenuti tramite la struttura dell’Alchimista, capace di arricchirli di energia luminosa. Solo Amro, il fabbricante di colori, conosce i segreti dell’Alchimista e sarà lui a guidare i giovani nella loro missione. Inizia così per il gruppo un’avventura in cui si avvicendano paesaggi diversi, incontri sorprendenti, pericoli in agguato e colpi di scena

Attenzione queste seguenti righe potrebbero contenere spoiler!

Ogni anima si distingue dalle altre per un proprio colore luminoso, un colore vivo, capace di donarci una particolare caratteristica che ci rende unici. Ma quando ti dimentichi chi sei, questo colore brillante si trasforma in un grigio spento e nuvoloso capace di annullare tutta la brillantezza del mondo. Sette ragazzi, caratterizzati da un colore dell’arcobaleno devono riportare la vita dove ormai il grigio regna incontrastato da parecchio tempo e solo loro possono riuscire a ridare colore al mondo. Chi lo avrebbe mai detto che alla tenera età di tredici/quattordici anni si ha la capacità di cambiare un mondo intero usando solo un po’ di colore? Io di certo no, che a quell’età la mia preoccupazione più grande erano le telenovelas in tv e comprare le riviste in edicola con dento i poster con le crush dell’epoca, di certo non pensavo di poter salvare il mondo con le tempere appena comprate.

Al contrario mio Amro, insieme ad altri maestri del colore, decidono di trascinare dei ragazzini in giro per tutta Gaia in modo tale che questi compiano i loro destini e portino le loro essenze cromatiche ovunque. A questi poveri ragazzi l’autrice fa sopportare ogni peripezia, che Ercole spostati proprio, per riuscire a eliminare dei nemici che non si sa quasi nulla su di loro se non qualche frase qua e là nel testo soprattutto la “ricompensa” l’ho trovata poco stimolante. Infatti ho trovato quasi svilente che i personaggi venissero nominati ‘maestro’ in un tempio e in alcuni casi perdere costantemente i capelli. È una di quelle ricompense che non avrei mai accettato se fossi stata un personaggio di questo romanzo.

Ho trovato questo fantasy abbastanza noioso semplicemente per l’ho trovato troppo ricco di descrizioni lunghissime e di una mole infinita di imprevisti che ovviamene per carità ci possono stare, anche perché alla fine senza imprevisti che fantasy sarebbe, ma alcuni li avrei evitati o resi più dinamici e corti per lasciare il posto a qualche pagina in più sui nemici e la loro organizzazione, oltre che alla “battaglia finale” e a un finale più completo anziché scriverlo in meno pochissime pagine rendendo il finale poco soddisfacente.

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