Il figlio dell’italiano di Rafel Nadal

 

Benvenuti in una nuova mia recensione!

1944: Durante la seconda guerra mondiale, un gruppo di marinai italiani viene ospitato nella cittadina catalana di Caldes dopo l’affondamento della loro nave, l’ammiraglia Roma.

Anni 2000: Mateu, nato e cresciuto a Caldes, è sempre stato etichettato come “Il figlio dell’italiano” ma non ha mai cercato risposte riguardo al suo passato fino alla morte della mamma, evento che attiva in Mateu una disperata ricerca delle sue origini.

Il primo tratto a saltare sicuramente all’occhio è l’incredibile bravura dell’autore a trasmettere fin dalle prime pagine un profondo senso di tristezza che persisterà per tutta la durata dell’opera assieme ad un quadro assolutamente realistico e veramente toccante dei libelli di povertà durante questo periodo buio della storia contemporanea. La famiglia e la percezione di questa è il centro focale dell’opera, molte riflessioni sorgono spontanee leggendo questo romanzo, soprattutto riguardo cosa significa veramente essere un padre presente e qual è il verso significato di famiglia (a questo riguardo non mi dilungo, così da lasciare liberi anche voi lettori di fare le vostre riflessioni).

Un sicuro punto di forza del racconto è la base storica – buona parte degli avvenimenti sono realmente accaduti, come specifica l’autore nella nota di chiusura del romanzo – e l’adozione della narrazione a mò di intervista rende il tutto ancora più realistico; l’autore infatti si pone all’interno dell’opera come intervistatore dei protagonisti permettendo così anche l’introspezione in diversi punti di vista (oltre a Mateu, parlano anche suo fratello Felieu, sua moglie Neus e le loro figlie); quello più interessante penso sia proprio quello di Joana, mamma di Mateu, una donna povera dell’epoca che cerca il suo posto nel mondo e a tratti ricerca se stessa incontrando anche i primi accenni di femminismo a la libertà a esso legata.

Fra le piccole pecche di questo volume posso solo dire che: l’inizio in medias res dell’opera rende le prime scene un po’ caotiche, è complicato comprendere ci è il protagonista, chi si sta riferendo e perché; si farà chiarezza solamente nel corso della lettura; e che i salti temporali e i cambi repentini di argomento rendono – a tratti – la lettura un po’ complessa, ma non per questo fanno gustare meno il romanzo.

Concludendo, questo romanzo a metà fra storia famigliare e racconto di guerra, è assolutamente consigliato agli amanti della storia contemporanea, ma anche a tutti coloro interessati a scoprire la vita nella catalogna all’epoca di Francisco Franco.

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