Il salotto del tè: Alessio Del Debbio

 

Sono proprio contento che questa rubrica dedicata agli autori emergenti piaccia e soprattutto che ci siano autori che vogliono partecipare a quest’iniziativa. L’intervistato di  è Alessio Del Debbio, autore fantasy e tanto altro ancora!Siete pronti?! Prendete la tazza di tè e scopriamo questo autore!

 Innanzitutto benvenuto sul Rubbs Books e in particolare in questa rubrica dedicata agli autori emergenti. Vorrei che come prima cosa si presentasse ai lettori di questo blog.

Ciao a tutti e grazie per l’ospitalità.
Sono di Viareggio, anche se scrivo praticamente ovunque, appena ho l’ispirazione (per questo in ogni mio zaino o borsa c’è un quadernino per prendere appunti^^). Sono appassionato di fantastico, nel senso più ampio del termine, quindi storia, mitologia, leggende popolari, folclore, sia come lettore che come scrittore.

 Uno dei suoi ultimi libri, in realtà gli ultimi due libri (che fanno parte di un’unica serie), è un libro fantasy, infatti leggendo la breve trama vediamo come lei sia riuscito a miscelare la mitologia norrena con le leggende della Toscana. Come mai la scelta di unire queste due culture abbastanza differenti? E come è riuscito a unirle in modo che sembrassero quasi un’unica cosa?

La serie “Ulfhednar War”, attualmente composta da due volumi “La guerra dei lupi” e “I Figli di Cardea”, è ambientata in Toscana, ai giorni nostri, e segue le avventure di Ascanio, un officiante della Madre Terra, discendente dalla Prima Congrega, e del suo compagno Daniel, ulfhedinn fuggiasco, un tempo omega del branco del Vello d’Argento e oggi in cerca del suo posto nel mondo. Il punto di partenza è stato scrivere una storia sui licantropi, ma non volevo la solita maledizione che fa trasformare gli uomini durante la luna piena, volevo che la storia fosse intrisa di leggende, di miti, come piace a me, così mi sono rifatto alla figura degli “ulfhednar”, nella mitologia nordica i guerrieri più fedeli a Odino: indossavano pelli di lupo, si tingevano la faccia e assumevano sostanze allucinogene, e quando scendevano in battaglia erano invasi da una furia animalesca (la “berserksgangr”), tanto che erano davvero convinti di essere bestie. Ecco, questi sono i licantropi del mio romanzo, entità a metà strada tra uomini e bestie, ibridi che contengono in sé sia il germe dell’uomo che del lupo, e devono farli convivere assieme.
L’ambientazione toscana è venuta da sé: mi piace ambientare le mie storie in zone che conosco, e volevo omaggiare il mio territorio, ricco di leggende e tradizioni popolari. Leggendo il libro, comunque, apprendiamo che vi sono vari branchi di ulfhednar, in tutta la penisola, ad esempio le Sette Sorelle, di stanza sulla Majella, o i clan dell’Aspromonte e delle Alpi.

Una caratteristica davvero interessanti dei suoi due ultimi romanzi è il fatto di essere dei fantasy, ma di essere ambientati nel mondo reale,in Italia per la precisione. Come mai questa scelta di discostarsi dal luogo classico del fantasy, ovvero un luogo magico e inventato?

Devo essere onesto. Le mie prime letture fantasy sono state Tolkien e Martin, poi però ho scoperto il mondo dell’urban fantasy, grazie a Luca Tarenzi, Neil Gaiman, Aislinn, e altri autori che adoro, e l’ho trovato, e lo trovo tuttora, più vicino al mio sentire il mondo del fantastico. Credo che ci sia qualcosa di magico, di fantastico, in ogni cosa, anche nella nostra vita di tutti i giorni, e sta a noi catturarlo. Per questo adoro scrivere storie ambientate in questo mondo, nel mondo reale, caricandolo di elementi fantastici, magari riprendendo storie e leggende popolari e miti di quella zona.

Abbiamo detto che ti ispiri alla mitologia norrena, ma anche alla cultura toscana e  anche a luoghi reali. Oltre a queste due ispirazioni, prendi qualcos’altro dalla tua vista quotidiana e/o dalla realtà?

Sì, mi piace molto saccheggiare le storie e le leggende popolari. La Toscana, al pari di molte altre regioni d’Italia, è ricca di tradizioni popolari, creature che si annidano nell’ombra, spauracchi per bambini, folletti, fate e streghe. Di alcune di queste leggende ho parlato nella mia raccolta di racconti “L’ora del diavolo”, ambientata tra Lucca, la Versilia e la Garfagnana.
Dalla vita reale cosa prendo? Credo la condizione umana, i dubbi che ci sfiorano, le scelte che facciamo, i valori di cui siamo portatori come uomini (amicizia, ricerca della felicità, indagini continue sulla vita e sul futuro). I miei personaggi riflettono su questi valori.

Oltre a “I Figli di Cardea” e “La guerra dei lupi” ha scritto molti altri romanzi, come “L’ora del diavolo” e “Berserkr”, quanto ti ha aiutato avere una sorta di background sia per la scrittura di questa tua nuova serie sia anche in altri campi ed eccetera?

Direi molto. Per scrivere un libro, è sempre necessario documentarsi, capire di cosa stiamo parlando (a livello storico, geografico, sociale ecc.), e capire come possiamo rendere nostra questa materia, come possiamo usarla per creare la nostra storia. Per cui è importante studiare, fare ricerche, documentarsi, in modo da partire da una base solida, reale, tangibile, e poi divertirsi a scombinare tutto, a reinventare la storia in base alla nostra trama, ma sempre lasciando la curiosità al lettore di credere che la storia potrebbe essere reale.

Che cos’è per lei il mondo del fantastico e il fantasy?

Il fantasy è un viaggio, come un bel libro, che ti rapisce e ti porta via, dentro un altro mondo, senza le beghe e le noie quotidiane. Il fantasy è avventura, magia, voglia di vivere al massimo, è pensare di potercela fare, sempre e comunque. Questo è il grande potere dei libri, soprattutto quelli fantastici: non soltanto evasione, ma anche passione, fede, valori che facciamo nostri. Chi non vorrebbe viaggiare con Bilbo attraverso la Terra di Mezzo o veleggiare verso l’Isola di Avalon o combattere con Artù e Merlino? Finché sogniamo, siamo in grado di vivere. E i libri in questo ci aiutano molto.

Oltre ad essere autore gestisce un blog dedicato al fantasy,una casa editrice,ovvero la NPS edizioni, ma è anche presidente dell’associazione culturale “Nati per scrivere”. Come riesci a gestire la scrittura, ma soprattutto hanno in qualche modo cambiato il suo modo di approcciarsi alla scrittura e/o alla lettura?

Sì, effettivamente faccio molte cose, troppe, e il tempo infatti è sempre tiranno. A volte bisogna sacrificare qualcosa, per combinare tutti gli impegni. Però è molto bello lavorare nel mondo dell’editoria, della scrittura, della cultura in generale, ti fa sentire pieno e soddisfatto. Anche se non disdegnerei una macchina del tempo…

La si può quasi considerare un autore con una carriera libresca alle spalle molto solide, che consigli da a chi vuole approcciarsi per la prima volta alla scrittura? E se potesse tornare indietro che consigli darebbe al se stesso del passato?

Eh, bella domanda. Non so se sono in grado di dare dei consigli: ognuno, alla fine, vive la scrittura a modo suo, ognuno ha e ricerca un proprio approccio. Diciamo che, in linea generale, il mio consiglio è di leggere tanto (non si può essere scrittori senza essere lettori), documentarsi, studiare, ma divertirsi nel farlo, aprire la mente, essere come spugne e risucchiare tutto ciò che può esserci utile, senza mai precludersi alcunché. E poi prendere la penna in mano e divertirsi, con creatività e passione. Una volta che noi siamo soddisfatti e contenti, anche il nostro libro ne risentirà positivamente.

A chi consigli la lettura dei tuoi romanzi?

Direi un po’ a tutti. I libri fantasy, come “La guerra dei lupi” e “Berserkr”, vanno bene dai 14 anni in su, a chi cerca un fantasy diverso, che non sia il solito epic con il prescelto che deve affrontare il Signore Oscuro di torno, ma vuol provare una storia diversa, originale, che affonda nel nostro mondo ma si diverte a scombinarne i valori. “L’ora del diavolo”, invece, lo consiglio a chi ama le leggende popolari, le storie di folclore, anche se non è toscano, perché ci sono storie che sono universali, tematiche, come il patto con il diavolo, che ritornano in ogni regione d’Italia, pur cambiando volto.

Se dovessi in qualche riga convincere un lettore ad acquistare i tuoi libri, cosa diresti per invogliarlo?

Gli direi di spogliarsi dagli abiti quotidiani e da tutti i problemi che lo assillano, di chiudere gli occhi e iniziare a correre con i miei lupi, libero, in pace, nei boschi dell’Appennino. Gli direi di aprire la mente, di non concentrarsi solo su ciò che sta davanti, ma anche sulle vite ai margini, sulle creature che vivono nell’ombra, dietro la coda dell’occhio, e che la magia è in ogni cosa, anche nei momenti quotidiani. Magari un po’ la potrà ritrovare nelle pagine dei miei libri.

Grazie per l’ospitalità!

Qui sotto potete trovare alcuni dei suoi libri:

Spero che quest intervista vi sia piaciuta!

Ci vediamo al prossimo articolo!

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