L’importanza del mondo invisibile di Antonio Liberti

 

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Tonino è un ragazzo sveglio, magari non troppo studioso, ma empatico e intelligente. Una mattina decide di saltare la scuola, fare filone, e andare agli scavi di Ercolano. Si unisce a una scolaresca e passa con loro la giornata, ma è vittima di uno scherzo e si ubriaca. La notte lo coglie ancora all’interno del parco archeologico e lì Tonino vivrà l’esperienza più incredibile della sua vita: incontrerà Procopio, un abitante di Ercolano ai tempi dell’eruzione del Vesuvio, condannato dagli Dei crudeli a una vita lunghissima, tant’è che è ancora lì.

Attenzione la recensione contiene spoiler!

Quando mi è stata proposta questa collaborazione ero molto curioso e non vedevo onora di cominciare questa storia perché mi piacciono particolarmente quei media che ti fanno scoprire di più sul passato in modo inusuale. Per intenderci mi è piaciuto un sacco l’anime sul manga di Thermae Romae e mi sta piacendo anche il manga Olympia Kyklos e quindi ero curioso di scoprire la storia di questo romanzo. Purtroppo però la mia allegria e forza di volontà si sono spente dopo un po’, infatti mi sono trascinato la lettura di questo romanzo per parecchi mesi.

Ho fatto fatica a concludere questo romanzo per un motivo principalmente, ovvero il muro di testo che mi sono ritrovato andando avanti con la lettura. Cosa intendo con muro di testo? Intendo proprio pagine intere di parole su parole che mi hanno bloccato. Infatti l’autore inserisce all’interno del suo manoscritto parecchie informazioni interessanti sull’antica Roma in modo errato a mio parere. Infatti quando l’autore deve raccontare e spiegare una nozione o comunque un fatto storico lo fa attraverso un discorso di Procopio che risulta alla lettura un muro insormontabile. Durante la lettura, difatti, ho preferito i momenti più colloquiali tra i due protagonisti che gli spiegoni di Procopio che risultano poco scorrevole alla lettura. Per questo motivo secondo me questo libro avrebbe bisogno di una seconda revisione (se c’è stata una prima) del testo per rendere il tutto più fluido e quindi scorrevole alla lettura. Questo perché l’idea alla base e il messaggio che l’autore vuole trasmettere sono molto interessanti e ben strutturate, ma vengono oscurate da questa prosa dei dialoghi che rende la lettura quasi esasperante. Ammetto che delle volte ho letto velocemente quelle parti proprio perché se no non riuscivo ad andare avanti con la lettura.

Passiamo un attimo alle cose positive di questo libro perché non è da buttare via totalmente. Come già detto precedentemente l’idea alla base di questo romanzo è ottima e mi è piaciuto molto il modo in cui è stato scelto di introdurre il personaggio di Procopio e quindi tutta l’anima parte iniziale conoscitiva tra il “personaggio storico” e il protagonista. Così come ho apprezzato la parte iniziale di questo romanzo mi è piaciuto abbastanza il finale nel quale scorporiamo di più sulle apparizioni di Procopio e scopriamo anche di più sul suo passato rivelando ciò che veramente è. Di bello di questo romanzo c’è anche i messaggi che vuole portare avanti. Infatti oltre a quello della bellezza del scoprire le nostre radici anche il tema della normalità, ovvero cosa possiamo considerare normale o no. Procopio infatti non è che una persona comune dei nostri tempi che ha qualche problema mentale, ma siamo sicuri abbia problemi mentali, non siamo un po’ tutti come lui?

In conclusione vi consiglio la lettura di questo romanzo? Sinceramente no, nella forma attuale non ve lo consiglio perché potreste trovarvi davanti a un “mattone” di appena 150 pagine circa che vi potreste trascinare per parecchi mesi prima di concludere. Spero però che prima o poi ci sia una riedizione di questo libro con uno snellimento della forma scritta della storia perché alla fine l’idea dell’autore meriterebbe una cura maggiore anche a livello di editing.

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